Gela, netturbino fermato con 120 mila euro in borsa. Un filo rosso con i clan di Agrigento
di Redazione
C’è un filo rosso che collega il traffico di droga gelese e i clan di Agrigento e Porto Empedocle. Emerge dalle carte dell’operazione che, nove giorni fa, ha portato in carcere numerosi esponenti della famiglia di Villaseta, frazione di Agrigento, e del gruppo empedoclino. Nelle indagini, come noto, sono coinvolti tre gelesi e un mariapolitano, per quel che attiene alla provincia nissena. Gli altri indagati sono quasi tutti agrigentini. Nei giorni scorsi è comparso davanti al gip un netturbino di 48 anni, Alessandro Mandracchia, sospettato di essere l’armiere del gruppo. In un terreno, davanti a una casa di campagna di sua proprietà, in contrada Fondacazzo, a Villaseta, erano stati trovati una mitraglietta calibro 9, tre rivoltelle di vario calibro, una penna – pistola, diverse munizioni e una bomba. L’arsenale era nascosto in un bidone, sotterrato. L’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha comunque reso dichiarazioni spontanee, asserendo che a quel terreno, esterno al recinto dell’abitazione, poteva accedere chiunque e che le armi scoperte non sono sue.
Una tesi al vaglio dei giudici.
Il suo nome, però, torna al centro delle indagini per un secondo episodio che porterebbe ai gruppi organizzati del traffico di droga di Gela.
Mandracchia, infatti, era stato fermato un mese fa assieme a un collega netturbino, presunto affiliato al clan di Villaseta. Sull’auto c’era una borsa con 120 mila euro in contanti. Gli inquirenti, che indagano dal 2021 sulle attività delle famiglie agrigentine, sono convinti che i due fossero attesi a Gela per pagare una grossa partita di droga. Ma il netturbino si era difeso fornendo anche in quell’occasione una singolare giustificazione, dicendo che aveva trovato i soldi in un’aiuola mentre faceva il suo lavoro di operatore ecologico.
Sempre nei giorni scorsi, nel corso di un’altra perquisizione, eseguita nei confronti di un uomo di 72 anni, di Agrigento, zio di un presunto boss, erano stati trovati e sequestrati altri 80 mila euro in contanti. L’uomo era stato denunciato per riciclaggio.
E gli inquirenti sospettano che le due grosse somme sequestrate a distanza di poco tempo, servissero a finanziare il traffico di droga, del quale la città di Gela sarebbe oramai una delle principali piazze di rifornimento.