Gela, polo per l’idrogeno e trattamento rifiuti. Ipotesi che a volte tornano di attualitÃ
di Redazione
In Puglia Edison e Snam, insieme a Saipem e Alboran pronti a dare vita al progetto Puglia Green Hydrogen Valley per la realizzazione di tre impianti di produzione di idrogeno per complessivi 220 Mw. Lo riporta il Quotidiano del Sud, in edicola stamattina, parlando di un progetto «gemello» per la Sicilia, che avrebbe la città di Gela tra i suoi principali centri. «In Sicilia – secondo il giornale – la Regione punta alla creazione di un centro nazionale di alta tecnologia dell’idrogeno, attraverso la collaborazione l’ente regionale, le università e i grandi player, presenti nei siti industriali di Siracusa, Milazzo e Gela». A cominciare da Raffineria di Gela, Eni Group. «Ma siamo ancora fermi allo studio di fattibilità», riporta l’autorevole quotidiano diretto da Roberto Napoletano.
Dibattito in corso, a livello regionale, anche sulla questione rifiuti e recupero energetico.
Il tema è quello della realizzazione di due impianti di trasformazione. Se ne individuano due con una capacità di trattamento ognuno di 250/300 mila tonnellate e si localizzano in aree industriali di Palermo e di Catania.
«Scelte anacronistiche – almeno così le definisce Franco Piro, responsabile del dipartimento Economia del Pd Sicilia – dal momento che ormai esistono sul mercato impianti diversi dagli inceneritori, come quelli che prevedono trattamenti chimici a bassissime emissioni e sviluppano il recupero di materiali».
Ecco che, stavolta il Pd, punta su questa nuova tecnologia.
«Come quello – scrive Piro – presentato alcuni mesi fa da una società alla Regione e proposto per Gela. Ma il governo non ne tiene alcun conto, optando per gli inceneritori che continuano a presentare rischi per la salute umana e degli ecosistemi e che contraddicono l’economia circolare».
I player, sia nel caso dell’impianto a basse emissioni (basse?) per i rifiuti, come nel caso del polo per l’idrogeno, sono sempre gli stessi, e vedrebbero Gela e la sua infrastruttura industriale, perfette per il progetto. Se ne è parlato alcune settimane fa, nel corso di un importante simposio a Mondello. Le aree dismesse del petrolchimico sono appetibili. E presenterebbero tutti i requisiti. Per questo, ciclicamente, se ne riparla.
Ma a quale prezzo? Con quali emissioni? E soprattutto, in assenza di infrastrutture di trasporto ferroviario o marittimo, con quale carico di inquinamento per la città? Una via Venezia intasata di autocarri carichi di rifiuti da trattare, per produrre materie chimiche per energia o per l’idrogeno è quello che vogliamo per questa comunità?
Sia il trattamento rifiuti che il polo per l’idrogeno – a oggi – sono solo parole dette e qualche studio preliminare. Qualora, però, se ne dovesse riparlare seriamente, a quel punto, parlamentari, società civile e amministrazione comunale, sarebbero chiamati a un’attenta riflessione. Soppesando bene il bilancio tra sviluppo industriale e impatto sull’ambiente. Un paradigma sul quale il territorio ha già pagato un prezzo altissimo.