«Gela preda, l’ex capoluogo predatore». Franzone: la città deve svegliarsi dal torpore
di Redazione
«L’ex sindaco di Caltanissetta, Raimondo Maira, oggi su un giornale richiama l’attenzione su un vecchio programma di Bernardo Alaimo: “Caltanissetta Città dei servizi”. A detta di Maira è “Un progetto che non può essere scollegato dalla realtà provinciale e che deve includere Gela e viceversa. Credo che le realtà più importanti di questa provincia devono andare d’accordo e camminare insieme”. Oramai non c’è gelese che non sappia come funziona la società tra Caltanissetta e Gela, ovvero predatore e preda, e ogni qualvolta i nisseni vogliono includere Gela nei loro progetti di sviluppo, vuol dire servizi per Caltanissetta e disservizi per Gela».
Lo scrive in una nota Filippo Franzone, coordinatore del Comitato per lo sviluppo dell’Area Gelese.
«Lo stiamo sperimentando sulla nostra pelle con l’ospedale, dal 2009, momento in cui i nisseni iniziano a gestire l’ospedale di Gela, tutte le Unità Operative soffrono disagi di ogni tipo. Eppure la classe politica gelese è sempre ben contenta di aiutare i nisseni nei loro programmi (vedasi la vicenda Policlinico), di collaborare, conducendo infine Gela in una condizione di inferiorità, di bacino che serve a giustificare servizi al centro della Sicilia, dove insistono due Capoluoghi di provincia, Enna e Caltanissetta, che hanno già più servizi di quelli che necessitano, che hanno già più servizi della maggioranza delle aree della Regione.
Gela, sicuramente la gran parte del popolo gelese, nulla vuole avere a che fare con Caltanissetta, lo ha ribadito ufficialmente due volte; 1) Proposta di Legge popolare per l’istituzione della Provincia Regionale di Gela (2010); 2; Referendum per l’adesione al Libero Consorzio di comuni di Catania (2014). Poi c’è una sparuta minoranza, che purtroppo detiene il potere in città, collegata alla politica, che preferisce che tutto resti com’è.
Ma lasciare tutto com’è comporta per Gela una perdita economica, perdita di abitanti, di appeal per l’individuazione di servizi ed infrastrutture, insomma siamo destinati ad un ridimensionamento di Gela sotto ogni aspetto. Questo è quello che vogliono i gelesi? Sicuramente no. I Gelesi, il popolo gelese, quello vero, vuole ad ogni costo uscire da questa situazione, lo fa partecipando attivamente con l’associazionismo, con le manifestazioni e sottoscrizioni, lo fa contestando l’attuale e le precedenti classi politiche, ma è evidente che questo da solo non basta».
«Il popolo gelese – conclude – deve alzare il tiro, deve alzare la testa, isolando tutti coloro i quali partecipano ed hanno partecipato con la politica nissena allo sfacelo attuale. Ponendo ai margini questa gente Gela risorgerà».