Gela, produzione biocarburanti ferma dopo l’incendio nella raffineria Eni. Restart a maggio
di Redazione
Eni fa segnare una crescita del 374 per cento sulle rinnovabili. Un risultato notevole per la casa del Cane a Sei Zampe che veleggia anche nel comparto business R&M (Raffinazione e marketing) dove registra un risultato positivo (24 milioni) in miglioramento rispetto alla perdita di 159 milioni del primo trimestre 2021. Risultato possibile grazie alle ottimizzazioni degli impianti, che hanno consentito di ridurre l’utilizzo del gas naturale sostituito con alternative più economiche, nonché alla significativa ripresa del margine di raffinazione trainato dal rafforzamento del gasolio, a causa di una scarsa disponibilità sul mercato. Le lavorazioni di greggio e di semilavorati in conto proprio in Italia pari a 3,50 milioni di tonnellate sono diminuite del 9 per cento, in risposta a uno scenario di raffinazione depresso. In calo del 42 per cento i volumi di lavorazioni biocarburanti di qualità, pari a 91 mila tonnellate. Un risultato negativo dovuto in parte al fermo dell’impianto di Raffineria di Gela – Eni Group.
Un incendio nell’Isola 8, lo scorso 11 gennaio, liquidato da Eni come «fumosità» e «disservizio tecnico» in un forno dell’impianto Ecofining, in realtà ha avuto come conseguenza il fermo dell’intera linea di produzione dei bio carburanti.
Non ci furono feriti, né conseguenze sugli altri impianti della Green Refinert, ma oggi,, dopo tre mesi, emerge il primo dato economico negativo.
Sull’indicente industriale la Procura della Repubblica ha aperto un’indagine.
Stante a indiscrezioni che arrivano dalla fabbrica la linea è attualmente in manutenzione. La produzione di biocarburanti dovrebbe riprendere nella seconda decade di maggio.