Gela, un filo rosso tra imprenditori e clan. Il feudo di Cosa nostra, Stidda e clan Alferi
di Redazione
Regge il patto tra Cosa Nostra e Stidda sul mandamento di Gela. La mafia rimane fortissima e le famiglie, sull’asse tra Gela e Niscemi continuano a conservare un potere consolidato. È quanto riporta la relazione semestrale della Dia, diretta Maurizio Vallone.
Sul Gela, dalle recenti operazioni, emerge con chiarezza un patto, spesso una collusione, tra frange dell’imprenditoria locale e i clan.
Il documento, a firma del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, è stata depositata in parlamento. «Nella parte settentrionale della provincia si rilevano i mandamenti di Mussomeli e Vallelunga Pratameno» dove, sotto il controllo egemone di quest’ultimo, agiscono i gruppi di Maranopoli, Caltanissetta, Resuttano, San Cataldo e Villalba. «Sul versante meridionale si registrano quelli di Riesi e Gela. Nell’ambito di quest’ultimo, oltre alla famiglia di Niscemi operano clan locali degli Emmanuello e Rinzivillo. Anche la Stidda continua a conservare una forte influenza nei territori attraverso il clan dei Cavallo, la famiglia Fiorisi e la cosca Sanfilippo di Mazzarino. Forte è anche l’area di influenza del gruppo Alferi, la cosiddetta Terza Mafia.
La Relazione.
È in tale contesto che si realizzerebbe quello scambio di favori e utilità fra mafiosi, esponenti
delle istituzioni, pubblici amministratori e imprenditori che costituisce la vera forza delle organizzazioni criminali di tipo mafioso come dimostrato dal commissariamento del Comune
di San Cataldo, nel marzo del 2019, correlato agli esiti dell’operazione Pandora che nel 2018 ha disvelato come l’omonima famiglia mafiosa fosse riuscita, mediante ingerenze nella Pubblica Amministrazione, a infiltrarsi all’interno di una ditta che da anni gestiva la raccolta dei rifiuti, imponendo l’assunzione di affiliati.
Il traffico di stupefacenti rappresenta un’attività diffusa in tutta la provincia, così come dimostrato dalle principali operazioni di polizia concluse nel semestre (2021) nelle quali emerge come le
varie piazze di spaccio nissene vengano rifornite da palermitani e catanesi. Al riguardo il 17 febbraio 2021 i Carabinieri hanno dato esecuzione all’operazione convenzionalmente denominata “River” nei confronti di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti che si avvaleva di canali di approvvigionamento catanesi per il successivo smistamento a Caltanissetta. Sempre nell’ambito dello spaccio di stupefacenti, il 25 maggio 2021 la Polizia di Stato in seguito all’operazione “Notti bianche” ha eseguito 7 misure di custodia cautelare in carcere. Contestualmente i Carabinieri davano esecuzione all’operazione “Mola” a carico di 4 soggetti responsabili di traffico di stupefacenti. Il 29 giugno 2021 la Polizia di Stato ha condotto un’operazione denominata “La Bella Vita” che ha consentito di smantellare un’associazione di tipo mafioso dedita al traffico di sostanze stupefacenti e alle estorsioni. Dalle indagini è emersa “una capillare attività di estorsione posta in essere nei confronti degli imprenditori nisseni” finalizzata “a rimarcare la smisurata crescita in termini squisitamente mafiosi … la volontà dello stesso di inserirsi nei lucrosi settori della compravendita immobiliare, dei lavori di edilizia, dopo essersi già inserito in quello della vendita di autovetture, così da assicurarsi canali di investimento per il riciclaggio dei proventi delle attività illecite ed ottenere così guadagni in nero da destinare anche al mantenimento delle famiglie dei detenuti appartenenti a cosa nostra nissena”.
Anche nel semestre in esame (la relazione è riferita al primo semestre 2021, ndr) si conferma
la costante vitalità e una progressiva affermazione della criminalità di matrice nigeriana che starebbe acquisendo uno spazio operativo progressivamente sempre più ampio soprattutto nel campo degli stupefacenti. Il 10 giugno 2021 nell’ambito dell’operazione “Ika Rima” i Carabinieri hanno disvelato l’esistenza di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L’organizzazione stabile a Caltanissetta risultava rifornirsi di droga da Napoli, Palermo e Catania. L’indagine ha appurato la presenza e l’attività sul territorio nisseno di una consorteria denominata “Ika Rima” (dalla quale l’indagine prende il nome) vera e propria articolazione criminale della confraternita nigeriana di natura cultista degli “Eiye” ove ritualità, mutuo soccorso ed esercizio corale di azioni delittuose si mescolano “…costituendo la matrice genetica di un apparato plurisoggettivo organizzato, che affida la propria sopravvivenza alla capacità di pronta attivazione di meccanismi surrogatori, volti a vanificare immediatamente ogni forma di resecazione, ope iudicis, dell’organigramma, mediante una tempestiva redistribuzione dei compiti interni tra
numerosi aderenti”. Nel corso dell’attività investigativa risultano rilevanti “le comunicazioni tra
sodali e familiari residenti in Nigeria” che “…rivelano, inoltre, come la presenza degli indagati nel territorio nazionale costituisca non già l’effetto di un flusso migratorio per ragioni di emarginazione economica nello scacchiere intercontinentale, con la prospettiva di una integrazione socio-economico culturale nel Paese ospite, ma l’esecuzione di un preciso progetto di esportazione, in Italia, di un modello criminale, che si affianca ai prototipi criminali autoctoni, con i quali non pare entrare in collisione e che ha come unico fine la conquista di fette del mercato italiano illecito della droga”.
L’attività estorsiva continua a rappresentare uno dei principali interessi criminali delle cosche
nissene accompagnata anche da una propensione ad azioni violente testimoniata dall’elevato
numero dei danneggiamenti in particolare quelli a mezzo incendio, verosimilmente riconducibili ad intimidazioni.
Per quanto attiene al contrasto ai patrimoni mafiosi l’attività condotta dalla Dia di Caltanissetta ha portato il 28 gennaio 2021 alla confisca di un patrimonio che ha riguardato 187 beni immobili siti nei territori di Caltanissetta e Gangi (Pa) per un valore complessivo di 12 milioni di euro. Il provvedimento ablatorio è stato eseguito nei confronti di un imprenditore originario di Gangi ma residente a Caltanissetta ritenuto interlocutore privilegiato di personaggi di spicco di cosa nostra operanti nelle province di Caltanissetta, Palermo e Trapani “… tenuto conto della natura continuativa del vincolo che lo aveva legato all’illecito sodalizio mafioso, della forte contiguità fra il medesimo prevenuto e il contesto mafioso di riferimento”.
Il 16 febbraio 2021 sempre la Dia ha dato esecuzione al sequestro di beni immobili e conti
bancari per un valore di circa 68 milioni di euro, nei confronti di 3 imprenditori gelesi legati
da vincolo di parentela e appartenenti alla stessa famiglia. I proposti già indagati per concorso
esterno in associazione mafiosa sono stati ritenuti vicini a famiglie mafiose, tra le quali i Rrinzivillo di Gela. Tale vicinanza ha consentito negli anni la costituzione di società, in una sorta
di “opportunismo affaristico”, per mezzo del quale i proposti hanno ritenuto conveniente non
solo legarsi a personaggi di elevata caratura criminale ma addirittura sottomettersi al volere
degli stessi nella gestione delle attività economiche formalmente intestate a prestanome. In
relazione al profilo criminale appare emblematica l’illustrazione che fa di tali soggetti l’autorità giudiziaria di Caltanissetta per il reato di concorso in associazione mafiosa: “… pur non essendo stabilmente inseriti nel sodalizio mafioso denominato “Cosa Nostra” operante in Catania, Gela, Vittoria e territori limitrofi, concorrevano nell’associazione mafiosa suddetta contribuendo sistematicamente e consapevolmente alle attività ed al raggiungimento degli scopi di tale organizzazione mafiosa, e segnatamente della famiglia mafiosa di Gela (Rinzivillo ed Emmanuello), per quanto attiene i territori di Gela e Vittoria, e della cosca mafiosa dei Mazzei, detti “Carcagnusi”, per quanto attiene il territorio di Catania, garantendo un sistematico e non occasionale inserimento della suddetta organizzazione mafiosa nel settore economico produttivo, consentendole il reimpiego di illeciti capitali mediante società riconducibili ad essi indagati, fornendo supporto economico, logistico e di mezzi alla suddetta organizzazione mafiosa, in modo tale da
determinare un significativo incremento del potere di infiltrazione e da fornire un indispensabile apporto anche economico al mantenimento e al rafforzamento dell’associazione mafiosa. (…)”.
Il 16 marzo 2021 la Polizia ha proceduto alla confisca di beni per mezzo milione di euro riconducibili a un esponente di rilievo dell’organizzazione mafiosa riconducibile al gruppo Alferi. Il 18 marzo 2021 la Dia ha eseguito a un decreto di confisca a carico di un commercialista e consulente fiscale di Gela, residente in provincia di Enna. I suoi precedenti penali e di polizia pur non risultando lo stesso inserito formalmente in alcuna associazione criminale organizzata ancorché spesso in rapporto di frequentazione con soggetti legati alla criminalità comune lo hanno inquadrato sulla scorta delle proprie conoscenze del settore tributario quale artefice di condotte criminali finalizzate alla commissione di gravi illeciti fiscali. La confisca il cui valore complessivo è di circa 4 milioni euro ha interessato una lussuosa struttura agro-venatoria a Piazza Armerina costituita da una riserva di caccia di 30 ettari, un salone ristorante e 7 residence costituiti da
caseggiati prestigiosamente ristrutturati risalenti all’800, nonché 74 beni immobili (fabbricati e terreni), quote societarie in due società di Gela, autoveicoli e rapporti bancari. Infine la Dia, nel
semestre in esame, ha partecipato ai lavori del Gruppo Interforze istituito presso la prefettura
di Caltanissetta per valutare la documentazione di imprese che hanno richiesto l’iscrizione
alla cosiddetta “white list” o alla partecipazione delle gare pubbliche di appalto. L’esame della documentazione ha permesso di emettere alcuni provvedimenti interdittivi antimafia.