Gela, colpo ai clan Rinzivillo ed Emmanuello. Sequestrata pure villa con piscina
di Redazione
Agenti della Polizia di Stato hanno eseguito 55 misure cautelari per i reati di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. L’ordinanza è stata emessa dal Gip del capoluogo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta. I soggetti destinatari della misura cautelare, sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Reati aggravati dalla disponibilità, in capo agli associati, di armi (anche da guerra) ed esplosivi. Sono 32 i gelesi colpiti dal provvedimento, 4 soggetti di Catania, 4 di Palermo, 12 della provincia di Agrigento e 3 della provincia di Reggio Calabria. Le accuse sono aggravate dalla disponibilità, in capo agli associati, di armi (anche da guerra) ed esplosivi.
I nomi del blitz
Arrestati:
Giuseppe Tasca, 52 anni di Gela;
Massimiliano Astuti, 40 anni di Gela;
Gianluca Attardo, 43 anni di Agrigento;
Salvatore Azzarelli, 47 anni di Gela;
Giuseppe Borgese, 28 anni di Cinquefrondi (Rc);
Crocifisso Di Gennaro, 43 anni di Gela;
Giacomo Di Noto, 43 anni di Gela;
Giuseppe Domicoli, 35 anni di Catania;
Maurizio Domicoli, 58 anni di Gela;
Vincenzo Donzella, 38 anni di Gela;
Gioacchino Giorgio, 38 anni di Licata;
Rosario Greco, 57 anni di Gela;
Rocco Grillo, 32 anni di Gela;
Ieva Manuel, 31 anni di Gela;
Marius Vasile Martin, 33 anni, Romania;
Diego Milazzo, 30 anni di Licata (Ag);
Morena Milazzo, 38 anni di Canicattì (Ag);
Orazio Monteserrato, 33 anni di Vittoria (Rg);
Salvatore Nocera, 36 anni di Gela;
Mohamed Matar Hassan Omar, 38 anni, Egitto;
Nicola Palena, 43 anni di Gela;
Fabio Palumbo, 45 anni di Gela;
Andrei Pascal, 39 anni, Romania;
Giuseppe Pasqualino, 33 anni di Gela;
Alessandro Emanuele Pellegrino, 34 anni di Gela;
Alessandro Peritore, 32 anni di Gela;
Calogero Orazio Peritore, 40 anni di Gela;
Mirko Salvatore Rapisarda, 42 anni di Gela;
Giovanni Rinzivillo, 36 anni di Gela;
Samuele Rinzivillo, 41 anni di Gela;
Vincenzo Romano, 37 anni di Gela;
Giuliano Giovanni Scordino, 28 anni di Catania;
Luigi Scuderi, 36 anni di Catania;
Giuseppe Sicurella, 24 anni di Catania;
Giuseppe Sinatra, 29 anni di Vittoria;
Mario Tomaselli, 68 anni di Catania;
Arresti domiciliari:
Giuseppa Lauretta, 52 anni di Gela;
Loredana Marsala, 43 anni di Canicattì (Ag);
Salvatore Mezzasalma, 58 anni di Gela;
Diego Milazzo, 40 anni di Canicattì (Ag);
Emanuele Pantano, 42 anni di Chicago (Usa);
Rocco Rinzivillo, 35 anni di Gela;
Carmelo Scilio, 50 anni di Catania;
Divieto di dimora:
Ignazio Agrò, 65 anni di Racalmuto (Ag);
Benedetto Giuseppe Curvà, 38 anni di Gela;
Alberto Pasquale Di Dio, 31 anni di Vittoria (Rg);
Raffaele Pepè, 28 anni di Polistena (Rc);
Antonio Raffaele Rapicavoli, 47 anni, Belgio;
Giuseppe Terrasi, 45 anni di Agrigento;
Giacomo Tumminelli, 41 anni di Gela;
Francesco Davide Scicolone, 34 anni di Gela;
Obbligo di dimora:
Antonio Solazzo, 36 anni di Mesagne (Brescia);
Obbligo di presentazione alla Pg:
Vincenzo Mazzola, 23 anni di Palermo;
Salvatore Taormina, 52 anni di Belmonte Mezzagno (Pa).
Le indagini
Secondo l’ordinanza del Gip sussistono gravi indizi per affermare, allo stato, quanto segue. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di tracciare le linee operative di cosa nostra in territorio gelese, acclarando ancora una volta la piena operatività dei due gruppi che animano la suddetta consorteria mafiosa nel territorio, ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello (da qui il nome dell’operazione, “Ianus”: una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto Giano Bifronte, proprio a sottolineare i due volti di cosa nostra).
«Uno dei soggetti di maggiore caratura dell’operazione è Giuseppe Tasca, reggente della famiglia Rinzivillo, un soggetto che ha espiato decine di anni di carcere. Questo conferma ulteriormente ciò che è stato detto in numerose altre occasioni. Che tranne eccezioni rarissime, da Cosa Nostra non si esce perché c’è una sub cultura mafiosa e l’orgoglio di appartenervi». Lo ha detto il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca durante la conferenza stampa di stamattina.
«Ci sono soggetti – ha aggiunto De Luca – che dopo anni di carcere, uscendo, riprendono le attività sul territorio. Anzi qualora vengano arrestati soggetti di livello non apicale, scontando anni di carcere senza battere ciglio e senza collaborare, escono con un “titolo” superiore. È il caso di Tasca. Abbiamo indizi per ritenere che egli sia divenuto il reggente della famiglia Rinzivillo di Gela. Questa operazione – sottolineato – conferma che Cosa Nostra non è mafia liquida, non è un comitato di affari. Sì, fa gli affari, ma c’è una riserva di violenza nel dna dell’associazione che è pronta a entrare in azione qualora le normali attività economiche non siano sufficienti. La riserva di violenza è sempre presente e Cosa Nostra non può che ribadirla se vuole affermarci come associazione criminale. Da tutto il quadro generale emerge una Cosa Nostra che fa affari, tratta droga, ha disponibilità di armi e delibera di uccidere se necessario e anche per manifestare la sua potenza. Vi è anche oggi però la piena presenza dello Stato. Abbiamo il controllo del territorio e lo dico con orgoglio».
L’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, Sisco Caltanissetta e Commissariato di Gela ha consentito di far emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa cosa nostra operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana; al contempo avrebbe utilizzato tale tipologia di droga come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi.
In dettaglio, tra cosa nostra gelese e soggetti legati alla ‘ndrangheta calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina Longo di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga si sostanziava per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana.
Ciò è stato ricostruito in forza delle emergenze investigative tratte dal contenuto delle intercettazioni di conversazioni tra gli odierni indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 chilogrammi circa di stupefacente del tipo marijuana; inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2 kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro.
L’indagine ha altresì fatto luce anche in ordine ai rapporti tra cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela e segnatamente la stidda, censendo taluni incontri tra i rispettivi vertici.
Durante l’attività investigativa emergeva la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei sodali. Al fine di scongiurare il verificarsi di gravi fatti reato era tratto in arresto uno degli indagati, in quanto trovato in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della Polizia di Stato, prontamente intervenuti, facevano brillare in piena sicurezza.
La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate.
Oltre alle misure cautelari, la Polizia di Stato ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a taluno degli indagati.
Circa 500 agenti hanno operato sul campo tra la scorsa notte e le prime luci dell’alba. La Direzione Distrettuale Antimafia ha anche disposto di procedere alla perquisizione personale di tutti gli indagati e dei luoghi nella loro disponibilità per ricercare armi e droga.
Alla complessa attività di Polizia Giudiziaria hanno partecipato oltre alla Squadra Mobile di Caltanissetta, anche gli Uffici della Sisco di Caltanissetta e del Commissariato di Gela. Inoltre sono stati impiegati gli operatori delle Squadre Mobili di Catania, Agrigento, Palermo, Enna, Trapani, Siracusa, Ragusa e Padova, delle Sisco di Venezia, Messina, Catania e Palermo, del Reparto Volo di Palermo, dei Reparti Prevenzione Crimine di Catania, Palermo, Vibo Valentia, Cosenza e Siderno, delle Unità Operative di Pronto Intervento di Napoli e Palermo, delle Unità Cinofile di Catania e Palermo, del Servizio Polizia Scientifica di Roma, del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Palermo e del Gabinetto Provinciale della Polizia Scientifica di Caltanissetta. Al fine di garantire l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, considerata la complessa attività di Polizia Giudiziaria che ha interessato 55 soggetti destinatari della misura cautelare, il questore, Pinuccia Albertina Agnello, ha emesso una specifica ordinanza impiegando altri 50 uomini in servizio di Ordine Pubblico.