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Gela, resta in carcere hacker arrestato a Napoli. Il gip: può inquinare le prove, c’è rischio concreto di pericolo di fuga


di Redazione

cronaca
9 Ott 2024

Resta l’hacker gelese (C.M. le iniziali), 23 anni a fine mese, arrestato nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli e accusato di accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware. Il gip Enrico Campoli ha rigettato la richiesta di attenuazione della misura cautelare in carcere presentata dal difensore del giovane, l’avvocato Gioacchino Genchi. Secondo il giudice resta fondata l’inadeguatezza degli arresti domiciliari considerata la possibilità che l’indagato possa attivare i propri accessi con qualsiasi dispositivo messo a sua disposizione, considerate le sue elevatissime capacità tecnico professionali. Sussisterebbe quindi il concreto pericolo di ulteriori introduzioni in siti protetti, come avvenuto in precedenza con la piattaforma informatica del ministero della Giustizia e della Guardia di Finanza. Inoltre, sottolinea il gip nel provvedimento, l’indagato disporrebbe di risorse economiche di rilevante valore che renderebbero concreto il pericolo di fuga. Infine, l’abbondante mole di dati acquisiti necessita di essere elaborata e riscontrata senza il pericolo di inquinamento delle prove che, secondo il giudice, nel caso dell’hacker non sarebbe arginato dagli arresti domiciliari.

Il difensore, lo scorso 4 ottobre, in sede di interrogatorio di garanzia, aveva anche evidenziato il precario stato di salute psicologica ma, sempre secondo il giudice, la sua condizione clinica non appare incompatibile con la detenzione in carcere. Il gip ha pure rigettato anche l’eccezione di incompetenza territoriale presentata dal difensore, che chiedeva il trasferimento degli atti alla Procura di Perugia risultando persone offese diversi pubblici ministeri ai quali è stata violata la webmail. Il gip ha rigettato la richiesta in quanto le violazioni del dominio @giustizia.it da parte dell’indagato sono state plurime e hanno riguardato anche magistrati di Perugia, compreso il procuratore. Inoltre, fa notare il giudice, le incursioni informatiche del giovane gelese hanno avuto a oggetto non solo le sedi giudiziarie interessate dai procedimenti che lo vedevano coinvolto, ma un perimetro più ampio, quindi l’allocazione del server presso il Tribunale di Napoli costituisce, secondo il gip, l’unico elemento certo per affermarne la competenza territoriale.


Redazione
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