La procura ha aperto un fascicolo sull’annegamento dell’uomo di 54 anni di Caltagirone venuto a mancare ieri in circostanze drammatiche dopo essersi tuffato in mare nel tentativo di salvare la figlia in difficoltà. Una gita fuori porta finita in tragedia. Quello avviato dal procuratore capo, Lucia Musti, è un accertamento per fatti non costituenti reato non essendo ravvisabile ipotesi criminosa, né responsabilità in capo ad alcuno o vicende su cui delegare attività di indagine. «Colgo l’occasione – afferma il magistrato – per evidenziare il comportamento tenuto da due appartenenti in servizio alla capitaneria di Porto di Gela, i quali, con estrema generosità e sprezzo del pericolo, si sono gettati in mare allo scopo di salvare il malcapitato, nonostante le condizioni meteo marine risultassero sfavorevoli per la presenza di forte risacca e vento».

La circostanza infatti imponeva che il servizio di salvamento venisse effettuato con mezzi navali.

«Alla Capitaneria di Porto – afferma la dottoressa Musti – giunga il ringraziamento della procura della Repubblica per l’altissimo senzo civico dimostrato a fronte della messa in pericolo per entrambi i militari del bene supremo della vita».

I due operatori della Guardia costiera, nelle operazioni di salvataggio, sono rimasti lievemente feriti e per loro si è reso necessario il ricorso alle cure mediche.