Gela: tecnico rientra dalle zone di guerra. «Ho visto l’orrore della morte in strada»
di Redazione
La guerra tra Israele e Hamas con gli occhi di un tecnico gelese, allontanato dalla zona di guerra. Lo incontriamo casualmente, all’uscita dal municipio, dove si è recato per una pratica. E ci racconta l’orrore vissuti da vicino. «Lavoravo per una ditta – racconta Paolo, il nome è di fantasia, ci chiede l’anonimato – non di Gela, ma del Nord, che aveva una commessa di lavoro in Israele. Nella palazzina dormitorio, che condividevo con altri tecnci e lavoratori, quasi tutti italiani, venivamo svegliati dagli allarmi aerei. Ho visto gente ferita in strada, terribile. Immagino cosa abbiano vissuti anche i Palestinesi dall’altra parte della Striscia. Non do giudizi politici, sarà la storia a darli. Ma io, come altri lavoratori siciliani, abbiamo vissuto un incubo». Poco dopo l’escalation del conflitto la diplomazia internazionale ha consigliato ai lavoratori di lasciare il paese.
«Sono rientrato a Gela – racconta – ora cerco lavoro ma almeno posso abbracciare mio figlio ancora in tenera età. Vederlo crescere».
Se Giuseppe ha vissuto uno choc terribile, paradossalmente ci sono altri compatrioti abituati a vivere l’orrore della guerra. È il caso di una coppia dell’Ennese, prima emigrata in Liguria, poi trasferitasi nei dintorni di Tel Aviv. «Hanno paura – racconta un loro familiare – ma ormai hanno vita e lavoro in Israele. Vivono una guerra assurda, che nessuno riesce a fermare. E genera sangue e dolore ogni giorno. Speriamo a Natale di poterli riabbracciare. Forse tornano il Sicilia per le festività».