Gela: titolari di bar, ristoranti e pasticcerie a un passo dal baratro. Appello della Fipe
di Redazione
«A breve avremo risposte alla richiesta di riaprire i pubblici esercizi, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, bar, gelaterie, codice Ateco 56. La Fipe Confcommercio Ragionale, ha inviato al Presidente della Regione e sindaci delle città metropolitane siciliane, i dati di un’indagine svolta dal Centro Studi della Fipe, che stima una perdita per il comparto di circa 21 miliardi di euro di fatturato, e che siano a rischio chiusura circa 50.000 imprese del settore, con evidenti ripercussioni anche sul profilo occupazionale (si stimano 300.000 posti lavoro in meno) e in particolare modo in Sicilia con quasi 20.000 aziende e circa 90.000 lavoratori tra dipendenti e stagionali». Lo scrive in una nota Paolo Armando Grimaldi, presidente della Fipe (nella foto).
«Da qui – scrive – l’esigenza di sottoporre all’ attenzione del presidente Musumeci, la richiesta di estendere fin da subito anche a tale comparto la possibilità – oggi consentita agli esercizi di vendita al dettaglio di generi alimentari – di effettuare vendita per asporto degli alimenti, adottando le stesse misure di prevenzione igienico sanitarie oggi applicate dagli esercizi commerciali la cui attività non è sospesa. Se la nostra richiesta sarà esitata positivamente i Pubblici Esercizi che a oggi sono costretti al solo servizio a domicilio, presto potranno aprire le loro attività per poter dare il servizio d’asporto, predisponendo un piano igienico sanitario mirato alla sicurezza del personale e dei clienti, implementando il piano sicurezza in base alle nuove disposizioni, per evitare l’affollamento all’interno delle attività, certo sarà obbligatorio l’uso dei guanti monouso delle mascherine e sanificante all’ingresso delle attività per i clienti e per il personale all’interno. Speriamo inoltre che venga presa in considerazione anche la consegna a domicilio nei giorni festivi, in quando la richiesta ovviamente è maggiore, e quel poco incasso darebbe ossigeno all’aziende ma anche speranza e forza per continuare».
«Ormai la flebo e agli sgoccioli – scrive la Fipe con una metafora – e il paziente è in fin di vita. Ognuno faccia la sua parte, continuo ad invitare, chi può a ordinare da mangiare due volte alla settimana ai ristoranti, pasticcerie, pizzerie di fiducia, le consegne sono gratuite, non facciamo morire le nostre attività. Le attività non vanno in crisi rischiano la chiusura definitiva».