Il ritorno all’essenziale
di Raimondo Giammusso
Duemilaventi: un anno che ci ha visti coinvolti per le note vicende in un turbinio di sensazioni ed emozioni che ci hanno condotto a riflettere sui nostri percorsi di vita. Gli eventi hanno reso il nostro incedere a volte faticoso e claudicante, e come se le nostre strade si fossero intasate di pietre che a volte non siamo riusciti a smuovere tanto che hanno impedito a molti di fermarsi per sempre. Chi con fatica è riuscito a superare l’ostacolo si è trovato a non avere più accanto a sé la persona cara di una vita, l’amico, il fratello, il…… E come se ad un tratto tutto fosse diventato pesante: dalle certezze si è passati, con la velocità di un fulmine che guizza nel cielo, alla precarietà; tutto ciò che era chiuso e sicuro in una botte di ferro si è sgretolato sotto i colpi di un invisibile “nemico”. Ci siamo ritrovati ad essere “umani”, a ripensare il domani, a ritornare a vivere le piccole gioie quotidiane, a ritrovare le nostra essenza come direbbe Franco Battiato.
E così alla fine di questo percorso tortuoso, come il contabile che fa calcoli, ti ritrovi a tirare una linea che ti dà il risultato di una somma o sottrazione la cui cifra è, non un numero, ma una parola: Essenziale cioè di cosa è indispensabile e sostanziale nella vita di ciascuno. I vari Decreti Ministeriali ci hanno costretti a intraprendere questa strada, anche lo stesso Natale nella raffigurazione del presepe di Betlemme ci parla di questo. Però mi sorge un dubbio se tutto questo sia vero, poiché vedendo le strade affollate di gente, la corsa lenta ma graduale verso i regali, verso l’“aggiunto”, mi stordisco, mi seggo e penso che forse ciò che abbiamo vissuto prima sia stato un sogno o ancora peggio: con un colpo di spugna abbiamo voluto cancellare, quasi a volerlo esorcizzare, il recente passato. E’ vero che il mondo è a nostra portata di mano e ci offre tutto a volte anche troppo: troppi appuntamenti, troppi progetti da seguire, troppe cose da comprare o da fare. E il paradosso è diventato che nonostante le “tante” cose che siamo riusciti a fare, diciamo che non è mai abbastanza rispetto a quello che potremmo o dovremmo fare. Così ci ritroviamo giorno dopo giorno con una lista ancora più lunga e un grande senso di frustrazione sulle spalle. Se davvero vogliamo iniziare a semplificarci la vita, dobbiamo imparare a togliere il superfluo, cioè tutto quello che non è indispensabile, cominciando a eliminare le cose a cui non sei disposto a rinunciare. Le recenti statistiche ci dicono che nell’anno del Covid le grandi città della nostra penisola hanno scalato non tanto le classifiche sulla qualità della vita quanto quelle delle nuove povertà: le file dinanzi alle organizzazioni caritative bussano violentemente alle nostre coscienze intorpidite. Il Natale è l’opportunità per tornare all’essenziale.