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Giro di mazzette a Palermo, nelle carte dell’inchiesta anche un appalto del comune di Gela


di Redazione

Giro di mazzette a Palermo, nelle carte dell’inchiesta anche un appalto del comune di Gela
cronaca
12 Apr 2024

C’è un filo rosso che lega l’inchiesta sulle mazzette per gli appalti di Palermo con una gara indetta dal Comune di Gela. È quello che emerge dalle carte dell’indagine condotta dalla Procura di Palermo che ha portato all’emissione di 12 misure cautelari eseguite dai Carabinieri in diversi centro dell’Isola. L’elenco degli arrestati si apre con Giuseppe Gaglio, 61 anni, di Partinico, ideatore e promotore del fenomeno Borgo Parrini. Carcerazione anche per Massimiliano Terzo, stretto collaboratore di Gaglio, Gaetano Di Giovanni (ex dirigente dei Servizi alla persona del comune di Agrigento ed ex dirigente del Distretto socio sanitario agrigentino, oggi comandante della polizia locale. Ai domiciliari Giuseppe Chiaramonte (dipendente della “Nido d’argento”), Francesco Chiavello (ex dipendente della cooperativa), Maria Pia Falco (dipendente del comune di Marsala), Salvatore Lo Biundo (ex sindaco di Partinico), Aldo Raimondi (responsabile del settore politiche sociali del comune di San Cataldo). Ancora da eseguire un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di un altro dirigente del comune di Marsala, oggi in pensione. Tutto sarebbe ruotato attorno alla cooperativa sociale Nido D’Argento. Gioielli, denaro, assunzioni di parenti e amanti per mettersi a disposizione della coop e del suo presidente, per il quale avrebbero truccato gare, accelerato rimborsi e chiuso più d’un occhio di fronte a fatture gonfiate. Coinvolto anche un ex sindaco e il capo dei vigili urbani di Agrigento. Gaglio è il personaggio principale, ideatore di Borgo Parrini, quartiere fatiscente diventato meta turistica dopo la ristrutturazione, presidente del cda della coop che ha sede a Partinico, un uomo con amici potenti ovunque. Lungo l’elenco di presunti funzionari corrotti come la dipendente del comune di Balestrate Maria Rita Milazzo, ora indagata per corruzione e turbativa d’asta, che dava indicazioni alla Nido D’Argento su come impostare l’offerta progettuale, per aggiudicarsi la gestione dei centri estivi e in cambio otteneva l’assunzione della figlia. E Michela Sclafani, funzionaria all’ufficio direzione politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo, che velocizzava la liquidazione dei pagamenti che spettavano alla coop e, riceveva, per il suo aiuto, collane con smeraldi da 1.800 euro, profumi di marca, olio d’oliva, dolci e panettoni e l’assunzione di amici nella cooperativa. C’era poi chi, come Antonio Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice di una gara bandita del Comune di Gela, faceva sì che a vincere fosse la Nido d’Argento, incassando come contropartita 2 mila euro tramite l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo. O chi, come il dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, ora capo dei vigili urbani, avrebbe favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti (per un totale di 204.051 euro) alla società Medea controllata da Gaglio e dei servizi socio-assistenziali nei comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355) alla Nido D’Argento, in cambio di 7mila 500 euro in tre tranche. Decisive, per gli inquirenti, le intercettazioni. Milazzo, Sclafani e Geraci, risultano indagati a piede libero ma sono stati raggiunti dal provvedimento di sospensione dall’esercizio del pubblico impiego.


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