«Io, ristoratore gelese bloccato nel cuore della zona in quarantena» Viviamo ore d'ansia in una città isolata
di Redazione
Sale a tre il numero di gelesi in quarantena. Al ristoratore gelese, che stamane aveva accettato di raccontarci la sua storia, ma con l’impegno di non rivelare il suo nome, si aggiunge anche un autotrasportatore. Anche lui confinato in provincia di Lodi e tenuto sotto controllo dalle autorità. Lui, il ristoratore, la moglie di quest’ultimo. Tre in tutto. Il primo a raccontare la sua storia lo abbiamo chiamato «Grazio», ovviamente un nome di fantasia. Tutto il resto è purtroppo vero. Lui, come centinaia di altri gelesi, vive nel Lodigiano. A lui, però, il destino nei giorni scorsi ha dato una «mano di carte» avverse, perché vive e lavora a Codogno. Una delle città isolate per via dell’emergenza coronavirus. E «Grazio» in queste ore si trova a vivere l’esperienza della quarantena. Con la moglie condivide non solo la vita ma pure il lavoro (entrambi nella ristorazione, ma in due locali diversi). Per questo l’ansia è doppia.
«La situazione è complicata – dice – siamo tutti in malattia dal lavoro. Dobbiamo stare chiusi a casa per almeno 15 giorni. Tutti i locali chiusi, Codogno è una città isolata, quasi spettrale. Solo le farmacie e i negozi che vendono generi di prima necessità hanno il permesso di rimanere aperti».
Grazio, 33 anni, con la moglie vive da anni in Lombardia. Hanno una bambina di pochi mesi e la presenza della piccola, il rischio del contagio, non fanno che aumentare la loro preoccupazione.
«Siamo tutti bloccati a casa – dice – e se qualcuno presenta dei sintomi deve chiamare e a domicilio ti vengo a visitare. Vengono a casa e se sei contagiato ti trasportano in ospedale. Insomma una situazione non certo bella». Lui è la moglie sono in quarantena per via del ristorante. Lavorano in due strutture, entrambe frequentate da Mattia, il trentottenne primo italiano contagiato, il quale avrebbe trasmesso il virus a sua volta ad amici del calcetto e compagni di bar.
E riavvolgendo il nastro degli ultimi spostamenti del giovane le autorità sanitarie hanno individuato oltre duecento persone che potrebbero avere contatti più o meno diretti con il trentottenne (e con il virus). Tra questi Grazio e la moglie.
Che adesso sono tappati in casa, pregando che l’emergenza passi presto.