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L’onore del nostro popolo: Maria Immacolata


di Emanuele Artale

L’onore del nostro popolo: Maria Immacolata
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8 Dic 2020

C’è un canto del Gen Rosso che recita così: “Vogliamo vivere come Maria, l’ irragiungibile, la Madre amata, che vince il mondo con l’Amore e offrire sempre la Tua vita che viene dal Cielo.”
C’è anche un testo di Don Tonino Bello che, parlando di Maria, dice: “Maria, la vogliamo sentire così. Di casa. Mentre parla il nostro dialetto. Esperta di tradizioni antiche e di usanze popolari. Vogliamo vederla così. Immersa nella cronaca paesana. Con gli abiti del nostro tempo. Che non mette soggezione a nessuno. Che si guadagna il pane come le altre.”
Maria è colei che vive di cielo e di terra, sta in mezzo tra Dio e gli uomini, è a metà strada tra la realtà soprannaturale e quella di terra: è una persona singolare che “sopra ogni altra creatura è stata predestinata da Dio, per il suo popolo, avvocata di grazia e modello di santità”.
Potrebbe sembrare una persona ibrida, sdoppiata in sé stessa, che viva la contraddizione nella sua persona e invece in Lei la dimensione umana e divina sono fuse insieme.
E’ bello vedere e contemplare in Lei la dimensione della maternità: come ogni donna chiamata a generare la vita umana, si ritrova per iniziativa di Dio, a generare anche Cristo uomo-Dio e il Concilio di Efeso già nel 431 la definisce Madre di Dio.
In Lei, ogni donna chiamata alla generazione, può capire come il concepire la vita è un atto sacro ma allo stesso tempo è il miracolo che Dio ancora oggi dona ad ogni famiglia affinché possa essere felice nel vedere che la propria discendenza si moltiplichi e la terra sia popolata da ciò che Lui ha definito bello.
E’ importante ammirare come Maria sia la donna che in silenzio ha sofferto la passione del Figlio e sotto una croce è rimasta martoriata da un dolore così atroce che l’ha resa ancora più forte. In Lei, si possono vedere tutte quelle madri che piangono lacrime amare per i figli che spesso scelgono strade sbagliate o si allontanano da esse pensando di avere la propria autonomia; il dolore e l’amarezza di quelle mamme che si vedono allontanate dai propri bambini a causa di incomprensioni, incidenti stradali o semplici fatti banali che hanno portato alla separazione.
Maria è la donna che sa attendere con pazienza la gioia della resurrezione, che corre verso il proprio Figlio risorto dai morti, che lo riconosce in quella semplice parola “Rabbunì” (Maestro) piena di calore. Ella ci fa contemplare il grande amore e affetto di tante madri verso i propri figli, quel legame che mai si spezzerà e quella simbiosi che dice appartenenza e intimità.
Infine, L’ Immacolata è la patrona: Colei che in tutta la Sicilia, ma soprattutto nella nostra terra di Gela, gode di tanto omaggio e devozione perché Lei, come recita un antico canto, è “l’onore del nostro popolo”.


Emanuele Artale
Frate minore cappuccino dal 2004, sacerdote dal 2015. Ha compiuto la formazione religiosa come postulante nel convento di Ragusa, come novizio nel convento di Nicosia, postnovizio nel convento di Modica, studente di teologia presso la Facoltà teologica di Sicilia a Palermo. Dal dicembre 2015 espleta il suo servizio religioso nella casa circondariale di Gela, dove nel gennaio 2017 è stato nominato cappellano. Il vescovo, Rosario Gisana, lo scorso I novembre 2020, lo ha nominato vicario della parrocchia San Rocco di Gela.