«I miei figli mandati via dalla scuola perché il padre lavora nel Nord Italia» Gela vive una psicosi senza fine
di Redazione
Cancelli chiusi e ordine tassativo – ai genitori – di tornare a scuola e «ritirare» i figlioletti (di 12 e 10 anni) dalla classe. Storie di follia collettiva nei giorni del Coronavirus. E se l’Organizza Mondiale della Sanità parla di epidemia in calo, con numero dei contagi e delle vittime in flessione in Cina, terra del primo focolaio, da noi la psicosi è oramai inarrestabile. Tanto che stamattina, in due scuole della città, si è verificato un mezzo putiferio. Il dirigente scolastico, stante al racconto dei genitori, dopo aver chiesto a uno degli alunni se “papà fosse rientrato dal Nord Italia”, avuta risposta affermativa ha subito fatto chiamare la famiglia per venire a prendere urgentemente i bambini. Mamma Irene, stamattina, era veramente amareggiata.
«I miei figli – racconta – discriminati perché il papà lavora fuori. Una storia alla quale non riesco ancora a credere».
La scuola è stata irremovibile: divieto di partecipare alle lezioni e anzi l’invito di rimanere a casa in quarantena, sia per il maschietto di 12 anni, che frequenta la Media che per la bambina di 10, alunna della Primaria.
Ora, giusto e giustificato l’allarme sociale. L’epidemia è seria e non c’è da scherzare. Ma il troppo, forse è meglio evitarlo.
A scuola, qualche ora dopo, è andato anche il papà, Stefano, un operaio specializzato guardato con «sospetto» solo perché tornato tre giorni fa dalla Lombardia.
Dopo una discussione – pare anche un po’ a muso duro – la situazione pare abbia preso una piega diversa.
La famiglia ha spiegato alle autorità scolastiche che papà Stefano non lavora in uno dei comuni della zona rossa e che a lui la sua ditta, prima di mandarlo a casa, ha chiesto saggiamente di osservare una decina di giorni abbondanti di quarantena volontaria. Seppure non fosse necessario.
«Sono rimasto a casa dieci giorni – racconta Stefano – poi sono rientrato a Gela tre giorni fa, il periodo di quarantena è abbondantemente superato. E io sto bene, anzi benissimo. Mai una linea di febbre, mai uno starnuto. Il dirigente scolastico mi ha assicurato che domani i miei figli entreranno regolarmente a scuola. Io sono qua, domani accompagnerò i miei bambini a scuola. E se ci saranno ancora problemi farò sentire le mie ragioni nelle sedi opportune».