Niscemi, un dialogo con don Spampinato
di Alberto Drago
Mai il titolo di un libro risulta essere così attuale e al tempo stesso scomodo per il pensiero unico neoliberista, caratterizzato dal libero a tutti i costi e dalle speculazioni selvagge di mercato, da continui rincari di prodotti e merci che prive di controllo da parte della politica, determinano ovunque crisi economiche e fenomeni di disuguaglianze e d’impoverimento sociale. Alimentando il disagio.
«L’economia senza etica è diseconomia» tratto da uno slogan di don Luigi Sturzo, scritto da don Alfio Spampinato, parroco di Librino a Catania è stato presentato nell’auditorium del Museo civico. All’incontro, presentato dall’avvocato Giuseppe D’Alessandro, patrocinato dal Comune e promosso dal Lions club, dall’associazione Pegaso e dall’Istituto Luigi Sturzo, sono intervenuti per i saluti il sindaco Massimiliano Conti, l’Assessore alla cultura Marianna Avila, il Past presidente del Lions club Francesco Montalto ed il direttore del Museo civico Francesco Mongelli.
Sul testo presentato dall’editore e giornalista Francesco D’Urbino, hanno relazionato l’autore e l’Arcivescovo Emerito di Monreale mons. Michele Pennisi, già vescovo in passato della Diocesi di Piazza Armerina.
D’Urbino ha parlato nel suo intervento del testo che incarna il pensiero di don Sturzo relativamente “ai mali della società che si correggono solo se è la ragione morale a guidare la politica e l’economia come servizio alla società e non che devono servirsene.
Franco D’Urbino ha concluso con una frase di Papa Francesco: ”l’economia che uccide, che esclude, che inquina, che produce guerra, non è economia. Fare economia significa prendersi cura della casa comune e degli esclusi”.
Don Alfio Spampinato, sacerdote con i suoi trascorsi di artigliere da campagna, di volontario della Legione Straniera, paracadutista, Cappellano militare, animato da sentimenti altruistici e patriottici, studente di monsignor Michele Pennisi, che lo indusse da seminarista ad approfondire la dottrina sociale della chiesa e don Luigi Sturzo, del quale si considera discepolo, ha aggiunto: ”Fra i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, c’è quello di non dare una giusta paga agli operai e per questo il Padre Eterno si altera.
L’economia non può essere staccata dalla morale e dall’etica proprio perché non può essere staccata dall’uomo, ovvero dall’umanità.
E non sono egoisti e bestie “ha concluso don Alfio Spampinato, “quelli che affamano i popoli, che fanno miliardi sulla pelle degli ucraini, dei russi, dei palestinesi e degli ebrei?
E’ umano suscitare guerre per vendere strumenti di morte? Sicuramente No!
Il fine ultimo dell’economia è quello dell’edificazione di una società umana”.
Chiaro e concreto nel suo intervento anche l’Arcivescovo Emerito di Morreale mons. Michele Pennisi che ha detto:”don Luigi Sturzo voleva che la politica dominasse l’economia, invece oggi accade al contrario che i politici sono al servizio dell’economia.
Don Luigi Sturzo diceva che se al primo posto non si mette Dio, ci saranno altri idoli, come il denaro che prenderà il sopravvento sull’uomo.
Il Cristianesimo è l’anima della vera moralità.
Si dice che l’economia ha come fine specifico l’utile, un utile però che deve essere di carattere sociale e non individuale, proprio perché uno che opera da solo, non può esistere”.