Niscemi: ripensare alla scuola nell’era del Covid. «Lezioni in primavera ed estate, quando il virus fa meno paura»
di Alberto Drago
L’attuale periodo segnato fortemente dalla ripresa della pandemia con una quantità sempre screscente di casi di contagio da Covid-19 che compromettono ovunque i ritmi di una vita pubblica normale e che destano un clima di grande preoccupazione; la necessità dell’osservazione delle norme di distanziamento personale e divieto di assembramenti volti a contenere i casi d’infezione da Coronavirus; la chiusura alla frequenza scolastica di tutti gli istituti superiori.
Tutte queste situazioni hanno indotto la mamma di uno studente di scuola superiore della città che segue attualmente le lezioni attraverso la didattica a distanza in via telematica, a proporre una possibile apertura delle scuole di ogni ordine e grado all’inizio della primavera con la chiusura a fine estate.
E ciò perché secondo Loredana Di Corrado, madre appunto di uno studente di scuola superiore e autrice di poesie che ha già pubblicato due raccolte, la frequenza degli alunni e le lezioni in presenza, sono importantissime.
Una proposta che scaturisce dalle difficoltà che che la didattica a distanza sta causando e che avrebbe ottenuto anche l’adesione delle mamme dei compagni di classe del figlio.
«Piuttosto che pensare soltanto a una didattica a distanza – dice Loredana Di Corrado – occorre ripensare a una scuola nell’era del Covid-19 che possa consentire la frequenza scolastica nei periodi dell’anno nei quali l’indice di contagio e la carica virale del virus sono deboli. Capisco che da sempre l’apertura dell’anno scolastico è stabilita a settembre e la chiusura a fine maggio. Si tratta di un’organizzazione ormai consolidata nel tempo, una consuetudine ed una tradizione che in questo periodo particolarmente difficile potrebbe anche essere ribaltata dalle Istituzioni, considerato che il Covid-19 in autunno ed in inverno è più virulento. Ora nel dubbio che la scuola sia un fattore molto più o meno incisivo sull’andamento esplosivo della curva epidemiologica, mi chiedo perché non pensare al momento di aprire le scuole all’inizio della stagione primaverile e di chiuderle alla fine dell’estate, pensando così a un apprendimento didattico più sicuro ed anche all’aperto. Questa proposta condivisa anche dall’associazione Noema che ringrazio».
«Il contadino – conclude – quando piove, nevica, grandina e ci sono i fulmini, non va a lavorare la terra e lo fa soltanto quando le condizioni meteorologiche lo permettono. Concetto questo applicabile anche per una organizzazione scolastica nell’era del Covid-19».