Quando l’amore vince
di Desideria Sarcuno
Francesca è una ragazza come tante, con sogni, ambizioni e una vita tutta da scrivere.
Nasce a Palermo, nel Dicembre del 1945. Studiosa e diligente, seguendo le orme del padre si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. A soli ventidue anni si laurea a pieni voti vincendo premi e riconoscimenti. Il suo sogno nel cassetto è quello di diventare magistrato, e riesce a realizzarlo con molti sacrifici. Il lavoro la costringe a spostarsi in diverse zone della Sicilia, salvo poi far ritorno nella sua amata Palermo. Francesca si innamora, si sposa. Tuttavia , il suo matrimonio non si rivela a lieto fine come aveva sperato.
Poi, quando meno se lo aspetta, l’amore torna a bussare alla sua porta. Durante una serata tra amici, viene corteggiata da un uomo di nome Giovanni, anch’egli magistrato e separato. Giovanni la conquista con il suo senso dell’umorismo, riesce a farla ridere. Entrambi si rivelano essere, l’uno la perfetta combinazione dell’altro. Li accomuna la passione per il mestiere, il senso di giustizia e la costanza con cui affrontano le sfide quotidiane. Così, otto anni dopo il loro primo incontro (e ottenuti i rispettivi divorzi) i due si sposano, dandosi una seconda possibilità.
Giovanni, nel frattempo, affronta sfide importanti, lottando contro un mostro più grande di lui- la mafia. Un giorno mentre i novelli sposi si trovavano in vacanza, sfiorano la morte a causa di un attentato, passato alla storia come Attentato dell’Addaura. Il tentativo di assassinare Giovanni fallisce, ma la sua preoccupazione per la moglie cresce sempre di più. Temendo che anche lei possa divenire un obiettivo della mafia, tenta di allontanarla, allo scopo di proteggerla.
Ma anche questo tentativo si rivela del tutto vano. Francesca non lo avrebbe mai lasciato, amava lui e i suoi ideali, e sarebbe rimasta al suo fianco, fino alla fine.
La loro quotidianità era fatta di pochi momenti spensierati, e di tanti ostacoli. Il giudice viveva costantemente sorvegliato e con la scorta, eppure delle sere i due riuscivano a sgattaiolare da soli al cinema. Forse perché quando si è in due ci si sente forti- quasi invincibili. L’amore rende possibile l’impossibile, e le preoccupazioni così come i sogni sono condivisi.
La forza di Giovanni Falcone si appoggiava sulla figura di sua moglie Francesca Morvillo, era lei la sua fonte di forza, il suo spiraglio di luce in una vita fatta di ombre e insidie.
Era il 23 Maggio 1992. Quel pomeriggio, che avrebbe segnato la fine della loro vita, ma non dei loro ideali- erano seduti accanto. Lui al volante, e lei passeggera, poiché soffriva il mal d’auto. Erano di ritorno da Roma, dove da tempo aveva sede la loro attività lavorativa- ma nel fine settimana preferivano tornare nel loro nido, nel luogo che aveva visto nascere la loro storia d’amore, Palermo.
L’autostrada di Capaci, è fiancheggiata dalla montagna da destra e dal mare a sinistra.
Mi piace pensare che quel pomeriggio di maggio, percorrendo quel tratto di strada che li avrebbe riportati a casa, il loro sguardo fosse rivolto verso il mare. Qualche attimo dopo, ci sarebbe stato il caos più totale.
Un’esplosione causata da ben 400 chili di esplosivo, posti sotto l’autostrada, li avrebbe scaraventati contro il parabrezza.
La mafia aveva vinto, o forse no.
Le ultime parole di Francesca, nell’inferno di Capaci, mentre i soccorritori la portano via, sono per il suo uomo: «Dov’è Giovanni?»
Nell’ufficio del giudice Falcone, resta un biglietto, che lui non potrà mai leggere. Lo aveva scritto Francesca in occasione del suo compleanno, avvenuto pochi giorni prima della strage.
«Giovanni, amore mio.
Sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me, così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore.»
Ecco, la mafia non vinse quel giorno. Quel giorno vinse l’amore.
«No, non voglio pensare a quello che potrebbe succedere a Giovanni, lui deve continuare il suo lavoro, la sua vita è questa, non potrebbe farne a meno, e io devo stargli accanto…» (Francesca Morvillo)