Separazione delle carriere e doppio Csm, Bono si dice favorevole. «Ma a certe condizioni»
di Redazione
«Sono favorevole ai due Csm, purché per ciascuno vengano mantenute sia le garanzie e le prerogative di quello attuale, sia la proporzione tra componente togata (due terzi) e laica (un terzo) dei consiglieri, giacché si tratta di condizioni indispensabili per assicurare l’indipendenza della magistratura. E sono contrario a quella proposta – che, come spero, pare sia già stata smentita – che vorrebbe la nomina dei membri laici da parte del Governo, in quanto ciò costituirebbe una grave sgrammaticatura costituzionale»’. Lo dice Gaetano Bono, sostituto procuratore generale di Caltanissetta, commentando le notizie emerse dalla riunione del Consiglio del Ministri, presente del premier Meloni, tra i vertici della Giustizia. «’Mi trova d’accordo anche la proposta di prevedere concorsi separati, che potrebbe consentire una preparazione specifica per le diverse funzioni di giudice e PM e dunque una maggiore specializzazione delle loro professionalità. Più in generale, sulla separazione delle carriere – continua Bono – posso dire di condividere le preoccupazioni dell’Anm, ma su un punto sono in radicale contrasto, in quanto io contesto la tesi, che ritengo essere pregiudiziale e dogmatica, secondo cui qualsivoglia progetto di separazione renderebbe il Pm un superpoliziotto o lo assoggetterebbe inevitabilmente all’Esecutivo. Al contrario, io credo che ci possa essere il modo di scongiurare tale rischio, e addirittura di rafforzare le garanzie di autonomia e indipendenza della magistratura requirente e giudicante, preservando la comune cultura della giurisdizione».
«Devo dire – ancora il magistrato – però, che i progetti di legge attualmente pendenti in Parlamento, nonostante le rassicurazioni dei proponenti, non mi sembrano idonei a scongiurare tale rischio. Ecco perché rimango in attesa di leggere il contenuto del ddl governativo, auspicando che possa dare luogo a una riforma che preservi la natura del PM di organo autonomo e indipendente dal potere esecutivo, e terzo rispetto alla polizia giudiziaria. Se questo non fosse assicurato – conclude Bono – allora ritengo che sarebbe meglio tenersi il sistema attuale, e ciò a maggiore garanzia della libertà del cittadino, di una più efficace tutela giurisdizionale dei diritti, e per il miglior funzionamento delle istituzioni democratiche».