Vaiolo delle Scimmie, venti casi dopo quello di Gela. L’esperto: «Nessun allarme»
di Redazione
West Nile e Monckey Pox, due inglesismi con i quali la comunità scientifica indica il vaiolo delle scimmie e l’infezione della zanzara killer meritano attenzione, ma non devono suscitare allarme. È questa l’opinione degli esperti, anche di chi ha studiato il caso di Gela, un lavoratore proveniente da Malta, e lo ha analizzato nel dettaglio. Sono cinque, in Sicilia, i casi di Monckey Pox: oltre a quello registrato a Gela nelle scorse settimane, altri sono stati diagnosticati a Palermo e Catania. Ma parliamo di dati del ministero, aggiornati a due giorni fa, mentre la statistica tende a dati in aumento. Ci sarebbero infatti altri 15 casi, nove in Sicilia Occidentale, 6 in quella orientale.
Uno dei pazienti presentava la doppia infezione da Covid e Monckey Pox.
«Una circostanza che non deve creare allarme ingiustificato – afferma il dottor Arturo Montineri, a capo dell’unità di Infettivologia del San Marco di Catania, che ha preso in cura il paziente – monkepox e SarsCov2 hanno vie di trasmissione differenti. Il fatto che fossereo presenti entrambi su un soggetto è legato a una semplice casualità. Siamo in presenza di un caso singolo, quindi con rilevanza statistica ed epidemiologica relativa».
Il paziente, uomo 36 anni, che ha fatto ricorso alle cure del San Marco, è risultato positivo contemporaneamente a vaiolo delle scimmie, Covid e Hiv e avrebbe sviluppato i sintomi al rientro da un viaggio in Spagna: nella penisola iberica ha detto di avere avuto rapporti sessuali non protetti con altri uomini.