C’era anche il questore, Emanuele Ricifari, nell’ampio parterre di Roma, alla presentazione del libro «Vittime di violenza: storie di ordinaria quotidianità» di Elisa Caponetti, svoltasi nell’aula consiliare di Palazzo Valentini. «Aprire un confronto – racconta l’autrice, psicoterapeuta e consulente tecnico del tribunale di Civitavecchia – e provare ad aiutare chi vive situazioni di violenza a riconoscerla. Perché spesso si individua solo quella fisica mentre c’è anche quella psicologica, che non si vede. Dal controllo economico a come ti vesti, alla limitazione delle uscite; dall’isolamento sulla persona all’aumentare il controllo e quindi della dipendenza», l’autrice parla di storie di ordinaria violenza di chi sa che “se sei più dipendente, hai più bisogno di me” perché “la violenza è figlia del desiderio di potere e di controllo”. Lo scopo del saggio, nato durante il lockdown, è quello di suscitare qualche forma di consapevolezza “parlando non degli autori ma delle vittime”, donne ma spesso anche uomini. In sala tra gli altri anche l’opinionista televisiva Roberta Beta, ex protagonista del Grande Fratello che denunciò di essere stata vittima di violenza sessuale a 19 anni; Giuseppe Morgante, aggredito e sfregiato con l’acido a Legnano; il direttore dell’Adnkronos Gianmarco Chiocci.

Il questore Ricifari ha invece tratteggiato il profilo della stalker donna.

«Molto più determinata nel modo – dice l’alto funzionario di Pubblica sicurezza – più invasiva, subdola, spesso una congiunta. Ma c’è ancora un gap culturale delle forze polizia nel ricevere ed individuare uomini vittime di violenza».